4.15 PRATICHE ESPLORATIVE DEL SE’
ATTRAVERSO IL DOLORE FISICO
     
4.15.1 PRATICHE SADHU
4.15.2 Il KAVANDI
4.15.3 LE PRATICHE DEI MONACI DELL’ISOLA DI PUKHET
4.15.4 LA DANZA DEL SOLE (SUN DANCE)
4.15.5 SOSPENSIONE
4.15.6 FAKIR MUSAFAR, IL “BODY PLAY” E I “MODERN PRIMITIVES”

Il movimento conosciuto come “Modern Primitives” viene così battezzato proprio dal suo capo spirituale, Fakir Musafar (che in realtà era il nome di un vecchio fachiro indiano vissuto nell’'800 che sembra abbia vagato, per ben 18 anni, con il corpo trafitto da lance e spade, nel tentativo di tramandare i misteri del corpo e della psiche.), noto per essersi fatto carico di quello  stesso “impegno” nello sperimentare sulla propria pelle vere e proprie torture finalizzate all’esplorazione del dolore fisico in tutte le sue dimensioni e poterlo superare attraverso il raggiungimento dell’estasi mentale o “stato di alterazione”. Questo suo interesse per la sperimentazione delle pratiche di modificazione corporea si manifesta sin dall’infanzia, quando pensa di essere un alieno dotato di poteri paranormali, quali, ad esempio, quello telecinetico o quello di auto-indurre uno stato di trance. Spinto dalla curiosità verso le pratiche di alterazione corporea realizzate presso culture preletterate, inizia molto precocemente ad emularne le tecniche. Giovanissimo, ad esempio, affascinato dalla riduzione della circonferenza del busto praticata presso gli ibitoe della Nuova Guinea, sceglie di indossare per trent’anni una stretta fascia alternata ad un corsetto, i cui effetti dovevano essere appunto gli stessi prodotti dalle cinture ibitoe.  Del resto, Fakir Musafar non fu il solo ad essere affascinato da un busto esilissimo: l’inglese Ethel Granger fu la donna con la vita più stretta del mondo (solo 32 cm).
Nato nel 1930 nel nord-est del Sud Dakota, prende coscienza sin da piccolo di non essere esattamente come i suoi coetanei: da sempre affascinato per le più bizzarre pratiche corporee,  durante la pubertà sviluppa, a suo dire, capacità cinestetiche, capacità di entrare in stato di trance e avere visioni. Già in questo periodo avverte il desiderio di utilizzare il proprio corpo per sperimentare forti sensazioni, perforandolo o tatuandolo. A soli 13 anni, Fakir si praticò il suo primo piercing, un foreskin che utilizzò come “esercizio spirituale di trasformazione”. Essendosi formato in un contesto culturale fortemente etnocentrico, in cui ai popoli d’interesse etnologico non veniva neppure riconosciuta la qualifica di “umani”, in cui le uniche informazioni complete (ossia non sottoposte a censura), rispetto ai popoli altri, venivano fornite dal National Geographic, fu proprio dalla lettura di questa rivista che venne a conoscenza di pratiche quali la scarificazione, l’allungamento del collo femminile (presso alcune popolazioni africane), il kavandi indiano, il tatuaggio, la modificazione della circonferenza della vita degli uomini attraverso le cinture itiburi (in Nuova Guinea) ecc.[136] Fakir Musafar ritiene sia possibile separare la coscienza dal corpo. Ed è in questa scissione il segreto per poter sopportare il dolore fisico anche ai suoi massimi livelli. Attraverso tale separazione, è il corpo che subisce dei trattamenti dolorosi, la mente se ne distacca ed osserva, analizza le sensazioni con distacco e le registra. In questo modo, la mente opera una vera e propria trasformazione del dolore. “Basta focalizzare l’attenzione su un determinato punto del corpo o su un punto esterno ad esso e concentrarsi. Questo si chiama ´stato di alterazione`” secondo Fakir Musafar.
Alla base delle convinzioni di Fakir Musafar c’è l’idea che noi non possediamo realmente il nostro corpo, che invece appartiene alla natura, possiamo giocarci, trasformarlo, abbellirlo o decorarlo, ma niente di più. Tale concetto, in realtà, estraneo alla cultura occidentale, è invece profondamente sentito nelle culture di interesse etnologico. “Gioca con il tuo corpo e fanne ciò che vuoi”, questo è il suo motto. Non a caso Fakir Musafar cura “Body Play”, una rivista che pone l’attenzione su quanto di più bizzarro possa essere praticato sul proprio corpo.




[136] Vale V. e Juno A., Tatuaggi Corpo Spirito.,1994, Milano, APOGEO – Editrice di informatica, titolo originale Modern Primitives., 1989, pp.4-5.


4.15.1 PRATICHE SADHU
4.15.2 Il KAVANDI
4.15.3 LE PRATICHE DEI MONACI DELL’ISOLA DI PUKHET
4.15.4 LA DANZA DEL SOLE (SUN DANCE)
4.15.5 SOSPENSIONE
4.15.6 FAKIR MUSAFAR, IL “BODY PLAY” E I “MODERN PRIMITIVES”